Di GIADA BRUNO
Castrovillari potrebbe essere alla vigilia di un cambio di rotta inatteso. L’avvocato Luca Donadio ha lanciato ufficialmente la propria candidatura a sindaco alle prossime amministrative del 2026 durante la conferenza stampa di ieri nella sala consiliare del Comune della città. Una sala piena in ogni ordine di posto, accolta da un lungo e fragoroso applauso, arrivato prima ancora che Donadio potesse iniziare il discorso, quasi a certificare, in un linguaggio emotivo più forte di qualunque introduzione formale, che il pubblico stesse già aderendo alla causa.
La visione di Civicamente parte da due parole precise, “sogno” e “progetto”, perché l’impianto non è costruito su etichette politiche, ma su un’idea civica che si muove fuori dai perimetri tradizionale: nessun partito, nessuna gerarchia di appartenenza, tutte le stesse idee messe sullo stesso piano, considerate con la stessa importanza perché – come Donadio ha ripetuto più volte – questo non è un dialogo verticale, non c’è più un “io” che parla ad un “voi” che riceve, ma un noi che prova a costruire qualcosa insieme.
E la semiotica del palco ha confermato il messaggio. Nessun tavolo tra relatore e pubblico, sedie posizionate vicino le persone. Un simbolo visivo di prossimità, una riduzione deliberata della distanza, perché l’uguaglianza non si racconta soltanto: si mette in scena nei dettagli, nei micro-segnali che fanno capire che chi parla non vuole stare sopra il pubblico, ma accanto.
Al centro del discorso, il bene collettivo della città. “È un’emozione grande nel vedervi così tanti, perché percepisco un entusiasmo che mi fa venire i brividi e mi fa pensare che la nave sia salpata con il vento in poppa”, ha detto Donadio, restituendo al pubblico il ruolo di motore e non di cornice. Ha anche parlato di dissenso, sottraendolo al concetto di ostacolo e trasformandolo in metro di lettura sociale: “Il dissenso delle persone è importante, perché attraverso questo si percepisce di che cosa la città abbia bisogno. Noi vi portiamo le fondamenta, ma abbiamo bisogno delle vostre idee affinché crescano e si moltiplichino”.
Non un programma di promesse, ma una proposta di soluzioni. “I programmi elettorali non mi sono mai piaciuti” – ha ammesso il candidato, “sono promesse che spesso non sono realizzabili. Noi vogliamo costruire strategie per risolvere problemi, già da domani”, ha aggiunto. Un messaggio che ha trovato il suo picco simbolico quando ha parlato delle grandi opere: “La colpa (della situazione attuale, ndr) non è né di Lo Polito né di Blaiotta, la colpa è nostra perché se una comunità non cambia, nessuno può cambiarla al suo posto.
Anche il logo della lista civica, creato da Martina Triggianese, racconta la stessa sintesi: la bandiera della pace scelta non come vessillo politico, ma come segno di fratellanza, uguaglianza nella diversità e soprattutto come uscita dall’io per entrare nel noi, il vero soggetto maggioritario del futuro possibile. Le lettere rosse “CV” richiamano la forza storica della città, quando Castrovillari fu scelta come provincia: un passato di identità e potenza territoriale che qui si configura più come promemoria, che rivendicazione nostalgica.
E quando lo sguardo si sposta sullo sport, il discorso si fa ancora più identitario. Donadio non parla solo di impianti, ma di educazione e appartenenza: lo sport, a Castrovillari, diventa lo strumento per crescere giovani più consapevoli, legati alla propria città, capaci di riconoscersi in colori, valori e sacrifici che vanno oltre il risultato della domenica. L’idea è quella di valorizzare le realtà sportive della città, sostenerle e metterle in rete, perché ogni campo e ogni palazzetto possano diventare luoghi di formazione prima ancora che di competizione, spazi in cui i ragazzi imparano a stare insieme, a rispettare le regole e sentirsi parte di una comunità che li accompagna e investe su di loro.
Il fine ultimo, ribadito più volte, resta solo uno: il bene della città. Castrovillari non ha mai avuto, nella sua storia, un sindaco proveniente da una lista civica. Che sia questa volta il momento giusto?