di GIADA BRUNO
A Trebisacce, lontano da Milano ma mai così vicini ai suoi colori, ieri è andata in scena una di quelle giornate che ricordano immediatamente che cosa muove l’amore per il calcio, dove vive davvero il tifo, quando la distanza invece di allontanare unisce e perché certi legami restano intatti anche oltre il tempo. Il Milan Club di Trebisacce ha ospitato Daniele Massaro, ex calciatore rossonero e attuale Brand Ambassdor dell’AC Milan e Carlo Pellegatti, storico giornalista di questi colori, in un evento che ha trasformato un pomeriggio di provincia in una serata da grande calcio, fatta di emozione, memoria e condivisione.
La serata è iniziata nella sede del club, dove i primi tifosi hanno accolto la Coppa di Manchester 2003 insieme ai protagonisti legati al club. A impreziosire l’incontro anche la presenza del presidente dell’AIMC, Giuseppe Munafò, che ha portato i saluti del CFO del Milan, Stefano Cocirio. Una cornice che già da sola raccontava quanto il sentimento per il Milan, in certi territori, diventi quasi più intenso proprio perché vissuto a chilometri di distanza da San Siro.
Durante la conferenza stampa spazio alle domande, e il primo tema non poteva che essere Manchester, finale decisa ai rigori. “Il rigore è sempre 50 e 50 – ha detto Massaro – ma dopo l’annata che avevamo vissuto sentivamo dentro di noi la convinzione di essere nel posto giusto. La fortuna è stata avere uno come Shevchenko per l’ultimo rigore: freddo, imperturbabile, il contrario di me ai Mondiali ’94”, ha scherzato. Poi il ricordo si è spostato su Ancelotti: “Per Carlo è stato straordinario. È un uomo e un professionista meraviglioso, abbiamo condiviso la camera per cinque anni. Vederlo alzare quella coppa è stato come chiudere un cerchio”.
La serata è poi proseguita al ristorante “La Fonte” di Villapiana, un momento più intimo in cui il pubblico ha potuto incontrare da vicino Massaro e Pellegatti. Qui, tra foto, racconti e aneddoti, l’ex attaccante del Milan si è lasciato andare a riflessioni che hanno toccato il cuore dei presenti: “Sono stato il primo acquisto dell’era Berlusconi grazie ad Adriano Galliani e spero di aver ripagato quella fiducia. Solo quando ho appeso gli scarpini ho capito davvero cosa avevo fatto. Quando incontro voi, quando sento tutto questo affetto, mi rendo conto del valore di quegli anni”.
Il momento più emozionante è arrivato quando Massaro, parlando del senso di appartenenza, si è fermato, visibilmente toccato, mentre in sottofondo partiva l’inno del Milan: “Segnare sotto la Curva Sud è qualcosa di straordinario. Io mi sono sempre sentito uno di voi. La cosa che mi manca di più è svegliarmi la mattina per andare a Milanello, entrare negli spogliatoi, vedere i miei compagni. Lì dentro si costruivano le vittorie. Devo dire grazie a chi mi ha permesso di vivere tutto questo”. Poi un sorriso, quasi a stemperare l’emozione: “Così però mi viene la pelle d’oca”, ha detto ridendo.
Carlo Pellegatti ha detto una frase durante la cena che ha raccolto lo spirito della serata e, forse, dell’intera storia rossonera: “Dicono che noi milanisti viviamo di ricordi. È sbagliato. Perché noi li creiamo i ricordi”. Ed è esattamente ciò che il Milan Club Trebisacce ha fatto ieri: ha creato un altro ricordo da aggiungere a tutti quelli che tengono unita una comunità che ama il Milan con una forza che nemmeno la distanza riesce a indebolire.