È andato in scena al Teatro della Chimera di Castrovillari, inserito nella V Rassegna di Impollino, “Eduardo in scatola” della compagnia “Menodiunterzo”, piccola perla confezionata da Francesco Gallo che va a consolidare il suo personale percorso artistico intrapreso con validissime opere come “Finale di quadrimestre”, “Panini, il meccanico dei sogni” e “Le Rane”. L’autore, qui anche nelle vesti di regista ed interprete (nella foto di Carlo Maradei), con uno spettacolo che è un doveroso e sentito omaggio al Maestro, riesce a restituire con appassionante e delicata costruzione drammaturgica frammenti del mondo di Eduardo, della sua vita, delle sue opere, del suo Genio. Forte di una regia pulita ed efficace, fatta a quattro mani con Domenico Perri, “Eduardo in scatola” trascina, emoziona e commuove. Racchiusi nella scatola immaginaria del titolo, il luogo dove l’attore si libera delle sue vesti terrene, dove prendono forma i suoi ricordi, i sogni, le domande senza risposta e senza tempo, convivono avvolti da una velata malinconia tutto l’amore che l’autore riversa per il Teatro e per Eduardo. In un percorso a suo modo intimo ed originale, tra monologhi e interviste reali ed immaginate, cortocircuiti con altri numi del palcoscenico come Jouvet, c’è il tempo per rivivere ed assaporare le opere immortali del grande drammaturgo attraverso suggestioni, piccoli rimandi od oggetti come le cento lire di Filumena, le schedine del lotto di Don Ferdinando e Aglietello, i brillanti di Donna Rosa Priore.
“Quello che mi ha sempre sorpreso di Eduardo, oltre alla sua voce scavata nella montagna dell’anima, è la sua capacità di trasformare la parola in un luogo reale. – dice l’attore – Ficcare dentro gli oggetti, quelli presenti in scena o quelli nominati, l’anima stessa dei personaggi”. Nondimeno, trovano spazio nel flusso dei pensieri e dei ricordi, anche i suoi scritti meno noti, come la scoppiettante storiella dei pazzi. L’epifania della voce trova radici nel corpo dell’attore: “È stata tutta una vita di sacrifici e di gelo! Così si fa il fa il teatro, così ho fatto!” recita la voce del Maestro riprodotta da un vecchio disco. Impreziosiscono il tutto il monologo scritto per l’intensa e toccante interpretazione di Nunzia Aieta nelle vesti della sarta Luisa, la mamma di Eduardo, cosi come spiazza la scena immaginaria del discorso di premiazione al Nobel con Eduardo che magicamente si materializza sul palcoscenico. Aggiungono raffinatezza ed eleganza all’insieme la profonda voce di Marco Manchisi e le musiche originali di Salvatore Chiodi che rivestono splendidamente versi e poesie come “Penziere mieje”, “‘A Matassa” e “Uocchie ch’arraggiunate”, cantate con trasporto e passione da Melina Giannuzzi.