Gli alunni frequentanti le classi terze e quarte del liceo scientifico E. Mattei e dell’ITCG Pitagora-Calvosa di Castrovillari si sono recati, accompagnati dai loro insegnanti, presso il teatro Sybaris per assistere allo spettacolo “Up – Umberto Panini, il meccanismo dei sogni”, a cura dell’associazione di promozione sociale Menodiunterzo.
La rappresentazione è iniziata e finita con la stessa scena, ovvero quella della ripetizione delle classiche formule “ce l’ho” oppure “mi manca” usate dai bambini durante lo scambio delle figurine (strumento sul quale si basa l’intera storia). I tre attori Francesco Gallo, Francesca Vico e Rosanna Guaragna hanno rappresentato la storia della famiglia Panini, ripercorrendo la storia italiana, segnata in un primo momento dalla seconda guerra mondiale e dall’emigrazione e secondariamente dalla ricostruzione e dal boom economico. La narrazione è cominciata dall’arrivo di Antonio Panini e Olga Cuoghi, assieme ai loro otto figli (Veronica, Norma, Maria Luisa, Giuseppe, Edda, Benito, Umberto e Franco), a Modena e si è sviluppata raccontando i problemi che affliggevano questa famiglia, partendo dal fatto che nessuno fosse disposto a fittargli una casa per via della loro numerosità e arrivando all’improvvisa morte del padre, che a soli 44 anni ha abbandonato il resto del nucleo familiare alla tristezza e alla povertà.
Dal palcoscenico, però, non è arrivata un’aria malinconica poiché gli attori hanno proceduto a spiegare come i figli si siano dati subito da fare: Umberto è diventato un bravo meccanico e Veronica ha comprato un’edicola, gli sforzi di entrambi saranno fondamentali per far crescere l’impero di figurine che si creerà. Il primo dei due partirà per il Venezuela, per sfuggire al fascismo che opprimeva gli italiani, mentre i suoi fratelli daranno inizio all’attività per la quale lui costruirà i macchinari, una volta tornato e dopo aver affinato le sue abilità. Attraverso l’opera è possibile toccare con mano la crescita dell’azienda, che era all’inizio nient’altro che un’edicola in cui due ragazzi avevano iniziato a vendere figurine e che poi è diventata una fabbrica a tutti gli effetti, in cui i lavoratori avevano addirittura una mensa.